Dal momento in cui una meteorite tocca terra hanno inizio lenti, ma inesorabili processi fisici e chimici, che alterano la
natura dei minerali e delle leghe metalliche dei quali la meteorite è formata.
La crosta di fusione solitamente è la prima caratteristica tipica delle meteoriti a subire gli effetti del nostro pianeta, viene sbriciolata a causa
degli sbalzi termici e successivamente dispersa dal vento e dalla pioggia.
Come abbiamo visto nella maggior parte delle meteoriti è presente una gran quantità di ferro, che tenderà ad ossidarsi trasformandosi più o meno lentamente in
comune ruggine. Il nemico numero uno dei collezionisti di meteoriti è proprio la ruggine, che divora crudelmente i campioni custoditi con tanta cura.
Durante le analisi di laboratorio si è soliti indicare lo stato di alterazione di una meteorite assegnandole un valore chiamato "weathering grade", in italiano questo termine potrebbe essere tradotto in "grado di alterazione" o "grado di meteorizzazione". Tale indice è costituito dalla lettera "W" seguita da un numero da 0 a 6, crescente all'aumetare dello stato di alterazione (ad esempio: W0 o W4). Lo 0 è tipicamente assegnato a meteoriti raccolte appena dopo la caduta, quindi campioni che non presentano alcun segno di alterazione, il grado 6 invece è assegnato a meteoriti fortemente alterate.
Nei successivi paragrafi sono proposte delle serie di immagini che mostrano alcune classiche tipologie di meteoriti con diversi stati di alterazione.
L'alterazione delle meteoriti ferrose
Generalmente il nichel contenuto nelle meteoriti ferrose le
rende relativamente stabili e quindi esenti da fenomeni ossidativi
particolarmente marcati.
Purtroppo questo metallo in molte meteoriti ferrose non è sufficientemente abbondante, in questi casi i
collezionisti non possono fare altro che osservare impassibili le loro meteoriti mentre diventano un cumulo di ruggine. Esistono tuttavia dei trattamenti che consentono di rallentare l'ossidazione, ma non essendo definitivi, vanno ripetuti con una certa frequenza.
Le tre immagini proposte mostrano rispettivamente (da sinistra a destra): una meteorite in ottime condizioni, un campione leggermente alterato ed uno totalmente ossidato, il ferro è stato quasi del tutto conventito in ruggine, che in parte è stata dispersa lasciando profonde spaccature, la parte metallica ancora presente è costituita principalmente da nichel.
Anche le pallasiti, da molti considerate le meteoriti più belle, non
sono esenti da processi ossidativi.
I cristalli di olivina dal tipico colore giallo brillante mutano le loro caratteristiche
chimiche, diventano via via sempre più scuri e perdono quindi il loro originale fascino.
La parte metallica si ossida diventando ruggine, friabile e poco compatta. Venendo a mancare una matrice solida i cristalli si disperdono.
Nei casi più gravi di una meravigliosa pallasite non resta che un cumulo di ruggine e qualche cristallo scuro e ossidato.
In ordine, da sinistra a destra, sono proposte tre sezioni di pallasite con un'alterazione crescente.
Le acondriti resistono piuttosto bene all'alterazione atmosferica, dopotutto sono costituite da rocce di origine vulcanica, piuttosto omogenee, solide e compatte. Tuttavia la crosta di fusione, sottoposta a sbalzi termici, pioggia e venti viene lentamente persa. Eventuali minerali ferrosi presenti verranno pian piano ossidati dall'umidità e dall'acqua che permeano attraverso la matrice rocciosa.
Nei tre campioni proposti vediamo come la crosta sia stata progressivamente attaccata dagli agenti atmosferici, inoltre polvere e incrostazioni si sono saldamente cementate nelle crepe e nelle spaccature superficiali.
Le condriti risentono più di altre tipologie di meteoriti dei processi di alterazione del nostro pianeta. La loro composizione, costituita da vari minerali rocciosi mescolati assieme e sopratutto la presenza di ferro all'interno della matrice, le rende particolarmente sensibili agli sbalzi termici, all'umidità ed alla pioggia. La crosta di fusione è la prima loro caratteristica ad essere attaccata e progressivamente distrutta. In seguito l'umidità e l'acqua penetrano all'interno della meteorite ossidando il metallo. Pian piano grosse crepe e fessurazioni solcano il campione consentendo agli agenti atmosferici di penetrare ancora più in profondità. Lentamente la meteorite si spacca e si sbriciola fino a quando di lei non resterà più nulla, o al limite si tramuterà in un oggetto che solo vagamente ricorda l'originaria provenienza extraterrestre.
Nelle immagini seguenti possiamo vedere tre condriti a vari stadi di alterazione: quella a sinistra è stata raccolta poco dopo la caduta, non solo la crosta di fusione è ancora presente ma è molto "fresca", al centro possiamo vedere come la crosta sia svanita e come le inclusioni di metallo libero stiano iniziando ad ossidarsi. A destra vediamo un campione estremamente estremamente alterato, praticamente è difficile distinguerlo da una comune pietra.