LE STRUTTURE D'IMPATTO
I crateri meteoritici
Il termine cratere meteoritico (o cratere d'impatto) è usato per definire una depressione con una forma che ricorda quella di una scodella, approssimativamente circolare sulla superficie di un pianeta, di una luna, di un asteroide o di un qualsiasi altro corpo celeste solido. Queste strutture geologiche si originano in seguito alla collisione di meteoroidi, asteroidi o comete. Il materiale che costituiva la superficie del corpo celeste colpito viene scagliato attorno al cratere dalla violenza dell'impatto, questi depositi prendono il nome di ejecta, negli impatti più violenti possono disperdersi per centinaia di chilometri. Possiamo immaginare la collisione fra due oggetti celesti come una vera e propria esplosione di vastissima entità, generalmente il corpo impattante viene del tutto polverizzato ed il suo materiale si disperde.
L'ampiezza del cratere è strettamente legata alla dimensione dell’oggetto impattante, alla sua velocità, alla sua composizione ed alla quantità di energia liberata durante lo scontro. Quest'ultima grandezza può raggiungere valori a dir poco sconvolgenti, valutabili in centinaia o addirittura migliaia di bombe atomiche. Nel caso di grossi oggetti impattanti le spaventose forze in gioco possono produrre strutture geologiche secondarie dentro e fuori il cratere, anche a distanza di centinaia di chilometri.
Crateri di medie dimensioni possono presentare uno o più picchi centrali: la roccia dell'oggetto colpito viene compressa dall'impatto ed in seguito distendendosi (come in una sorta di rimbalzo) dà origine a questi picchi.
L'ampiezza del cratere è strettamente legata alla dimensione dell’oggetto impattante, alla sua velocità, alla sua composizione ed alla quantità di energia liberata durante lo scontro. Quest'ultima grandezza può raggiungere valori a dir poco sconvolgenti, valutabili in centinaia o addirittura migliaia di bombe atomiche. Nel caso di grossi oggetti impattanti le spaventose forze in gioco possono produrre strutture geologiche secondarie dentro e fuori il cratere, anche a distanza di centinaia di chilometri.
Crateri di medie dimensioni possono presentare uno o più picchi centrali: la roccia dell'oggetto colpito viene compressa dall'impatto ed in seguito distendendosi (come in una sorta di rimbalzo) dà origine a questi picchi.
Volendo azzardare un esempio li possiamo immaginare come gli zampilli d’acqua quando si lanciano dei sassolini in un lago.
I crateri di dimensione maggiore possono essere contornati da un serie di spaccature circolari che si estendendono anche per parecchie centinaia di chilometri.
Osservando la Luna, magari aiutandosi con un binocolo o un piccolo telescopio, si può facilmente notare l’enorme quantità di crateri che ne caratterizzano la superficie. Molti altri corpi celesti del Sistema Solare presentano vasti segni di craterizzazione, come ad esempio i pianeti Mercurio e Marte, mentre sulla Terra è piuttosto raro imbattersi in una di queste strutture, infatti al giorno d’oggi se ne conosco circa 190, sparse sull'intera superficie terrestre. La loro rarità si spiega piuttosto facilmente pensando all'innumerevole quantità di eventi che nel corso del tempo hanno segnato la storia del nostro pianeta, eventi in grado di cancellare i crateri terrestri più antichi: terremoti, maremoti, vulcanesimo, tempeste, alluvioni, glaciazioni ecc. ecc. Tipicamente sugli altri corpi celesti, privi di atmosfera e geologicamente inattivi, i crateri possono perdurare illimitatamente. Eventualmente un cratere può essere cancellato da un ulteriore impatto nelle immediate vicinanze.
Della maggior parte dei crateri terrestri rimangono solamente tracce geologiche percepibili dopo approfondite ricerche sul luogo o grazie all'analisi di immagini satellitari, tuttavia alcuni rari crateri più recenti sono ancora chiaramente visibili.
I crateri di dimensione maggiore possono essere contornati da un serie di spaccature circolari che si estendendono anche per parecchie centinaia di chilometri.
Osservando la Luna, magari aiutandosi con un binocolo o un piccolo telescopio, si può facilmente notare l’enorme quantità di crateri che ne caratterizzano la superficie. Molti altri corpi celesti del Sistema Solare presentano vasti segni di craterizzazione, come ad esempio i pianeti Mercurio e Marte, mentre sulla Terra è piuttosto raro imbattersi in una di queste strutture, infatti al giorno d’oggi se ne conosco circa 190, sparse sull'intera superficie terrestre. La loro rarità si spiega piuttosto facilmente pensando all'innumerevole quantità di eventi che nel corso del tempo hanno segnato la storia del nostro pianeta, eventi in grado di cancellare i crateri terrestri più antichi: terremoti, maremoti, vulcanesimo, tempeste, alluvioni, glaciazioni ecc. ecc. Tipicamente sugli altri corpi celesti, privi di atmosfera e geologicamente inattivi, i crateri possono perdurare illimitatamente. Eventualmente un cratere può essere cancellato da un ulteriore impatto nelle immediate vicinanze.
Della maggior parte dei crateri terrestri rimangono solamente tracce geologiche percepibili dopo approfondite ricerche sul luogo o grazie all'analisi di immagini satellitari, tuttavia alcuni rari crateri più recenti sono ancora chiaramente visibili.